venerdì 22 marzo 2013

"DORIC HOTEL" di Luisa Mazzocchi

Luisa Mazzocchi e il suo romanzo "Doric Hotel"
 
LUISA MAZZOCCHI è  laureata in giurisprudenza all’Università di Macerata e funzionario della Pubblica Amministrazione, è nata a Foligno e vive con il marito e i due figli ad Ancona, sua città d’adozione.
Doric Hotel 

è il suo primo romanzo pubblicato da ITALIC peQuod  Edizioni Ancona.

 

LA TRAMA
Lara Isabel ha trent’anni, un lavoro che non le piace, tanti amici e un amore impossibile che non riesce a risolvere. Dora ha ottantaquattro anni e una pena profonda nel cuore, un dolore antico che si porta dietro da più di mezzo secolo. Entrambe vivono nel centro storico di Ancona dove, in seguito ad un incontro casuale, nasce la loro straordinaria amicizia che, attraverso strane coincidenze e tristi ricordi, le porterà a rivivere la vicenda dei bombardamenti aerei che devastarono la città durante la seconda guerra mondiale. Lara Isabel vuole a tutti i costi aiutare Dora a superare il terribile senso di colpa che non l’ha mai abbandonata da quando, proprio sotto le bombe, perse sua cugina Giorgia e l’amica del cuore Myriam, costretta a fuggire dalle persecuzioni razziali, senza aver potuto risolvere alcune incomprensioni reciproche. Le indagini portano la ragazza in una vecchia e pittoresca pensione, nella cui soffitta alcuni misteri potrebbero essere svelati…
Doric Hotel è una fiaba metropolitana, intimistica ed emozionante, sui valori dell’amicizia e della memoria storica, ma è al contempo il romanzo di formazione di una giovane donna che, in lotta con i propri sentimenti per dimenticare un amore difficile, scoprirà, senza quasi rendersene conto, una più matura ed equilibrata consapevolezza di sé.
 
 
La nostra intervista all'autrice
 
Il tuo rapporto con la scrittura: quando e come è nato? E’ una passione che coltivi da tempo o che è nata all’improvviso?
Fin da ragazzina pensavo che prima o poi avrei dovuto scrivere un libro. Era un proposito vago e sempre rimandato per le ragioni più disparate. Ero costantemente impegnata tra gli studi universitari (sono laureata in giurisprudenza), i concorsi, il lavoro e poi la famiglia, l’occupazione più faticosa, sebbene fonte di grandissima soddisfazione. E poi mi sentivo inadeguata. Ero influenzata e intimidita dai classici stereotipi cinematografici, quelli che, per intenderci, rappresentano la figura dello scrittore come l’artista stravagante e intellettualoide che vive isolato e lontano dalla gente comune. Chissà perché, me lo domando ancora adesso, immaginavo lo scrittore come il soggetto “geniale, incompreso e povero in canna” che crea i suoi capolavori nella penombra del suo studio disordinato mentre lancia per aria fogli accartocciati e si dispera perché non riesce a sbarcare il lunario con i magri guadagni della sua scrittura. Oppure era semplicemente un autore affermato di best sellers, in costante crisi profonda “da pagina bianca”, che il proprio editore affianca, per non perdere la sua gallina dalle uova d’oro, a un solerte ghost writer che lavora al posto suo (in barba agli ignari e numerosi lettori). Pensandoci adesso, mi viene da sorridere. Uno di questi stereotipi si è rivelato comunque fondato: con la scrittura di sicuro non ci si arricchisce economicamente! Ma non importa: non è certo per questo che si intraprende un percorso letterario. Le soddisfazioni sono ben altre.
Ho iniziato a scrivere tardi, ma è avvenuto al momento giusto, quando ho superato i miei pregiudizi personali e quando ho avuto finalmente la consapevolezza di possedere un dono particolare: quello della narrazione. Ad un certo punto ho aperto i cancelli della mia fantasia e ho inventato una storia fatta di emozioni intense che prima ha travolto me e poi di seguito tutti i miei lettori …   
Non è stata una decisione programmata a tavolino quella di scrivere. È stato un solo oggetto particolare ad ispirarmi, una lapide che ricorda una strage, quella del rifugio delle carceri di Santa Palazia avvenuta il primo novembre del 1943 ad Ancona.
Hai seguito mai dei corsi di scrittura creativa? Se sì, sono stati utili per la tua formazione di scrittrice?
No, non ho mai seguito corsi di scrittura creativa. I corsi sono sicuramente utili per affinare lo stile letterario, non lo metto in dubbio, ma io ho sempre preferito seguire una mia tecnica personale che si ispira, sostanzialmente, a un tipo di narrazione quasi cinematografica. Immagino le mie storie come in un film e le trascrivo su carta, così come le vedo e come le sento in testa. Rimango convinta, in ogni caso, che la migliore scuola di scrittura creativa sia la lettura in sé. Il mio obiettivo futuro è quello sicuramente di migliorare il mio stile narrativo con la lettura dei grandi autori del Novecento.
Parlaci con parole tue del tuo romanzo “Doric Hotel”.
Il “Doric Hotel” sarà sempre il mio primo grande amore narrativo, qualcosa di più di un semplice romanzo. Il mio piccolo primogenito letterario che mi ha fatto diventare ufficialmente una scrittrice agli occhi del mondo! È stata un’esperienza bellissima crearlo e di sicuro non dimenticherò mai le notti intense che ho passato a lavorare duramente su di esso. La scrittura ti costringe a tirar fuori sensazioni che non hai mai provato e ti lancia nel vuoto, in un mondo assolutamente sconosciuto e affascinante. Non passa giorno che io non prenda in mano il mio libro, quasi ad assicurarmi ancora della sua esistenza. Lo considero un dono della vita e del destino.
"DORIC HOTEL è una fiaba metropolitana, intimistica ed emozionante, sui valori dell'amicizia e della memoria storica." A quali fonti ti sei ispirata?
Non mi sono ispirata a fonti particolari se non alla lapide di cui ti dicevo. Ha scritto bene il giornalista Luigi Burchiani quando, nella sua recensione pubblicata sull’Urlo, ha parlato di un portale. È vero, quella lapide di marmo è stata l’effettivo portale attraverso il quale è passata la storia del Doric Hotel. Rappresenta il valore della memoria, il valore fondamentale che rischia di essere cancellato dall’incuria e dal disinteresse della società di oggi, sempre più ossessionata dal successo sfrenato ottenuto spesso senza ombra di sacrificio. Ma nella trama c’è molto di più. C’è l’amicizia femminile messa di fronte a scelte drammatiche, l’amore e la stima tra generazioni diverse, un affetto sincero verso alcuni luoghi di Ancona, il ricordo di quello che è stato e che poi diventerà tra le strade e i parchi di una città lontanissima come Boston, il punto di arrivo della protagonista trentenne Lara Isabel, eternamente in cerca di una soluzione ai propri tormenti personali. Non è un romanzo triste, è una storia di speranza e di serenità. Ecco perché spero nella lettura del mio libro da parte di tanti e tanti giovani. A proposito, presto presenterò il libro in due scuole della mia zona!
I tuoi personaggi sono di pura fantasia o ispirati a persone realmente conosciute?
I miei personaggi sono assolutamente inventati. In qualche tratto somatico o caratteriale possono ricordare qualche mia vecchia conoscenza, ma niente di più. 
Come definiresti il rapporto con la tua città, Ancona? E in che maniera hanno accolto il tuo lavoro letterario i tuoi concittadini?
Hai detto bene: la “tua” città. La nota biografica che mi riguarda e che indica la città di Foligno come la mia città natale ha infatti creato una certa confusione, anche tra i miei recensori. Sono arrivata ad Ancona da piccolina (ho subito anche il terremoto del ’72!) e mi considero anconetana a tutti gli effetti. Certo, il Dna umbro influenza fortemente il mio modo di pensare, ma ad Ancona devo sicuramente moltissimo. Il titolo “Doric Hotel” evoca in maniera molto chiara e suggestiva l’oggetto “dorico” della mia storia, come una dedica alla città. Ci rimango molto male quando sento sparlare di Ancona. Ma come si fa? Le città sono fatte di abitanti, oltre che di mura, perché proprio i dorici si lamentano continuamente dicendo che si muore di noia e che non c’è mai niente da fare? E perché gli avvenimenti culturali (basta vedere alcune presentazioni librarie) organizzati dal Comune e dalle varie associazioni sono spesso disertati dagli anconetani? È una cosa che non capirò mai.
Ancona è una città bellissima, densa di storia, come si fa a non volerle bene …
Il mio editor dice che il “Doric Hotel” si è rivelato un piccolo caso editoriale anconetano. Devo dire che, benché gli anconetani leggano in genere piuttosto poco, come nella media nazionale del resto, posso dirmi soddisfatta dell’impatto che il libro ha avuto su di loro. C’è da fare ancora molto per promuoverlo, questo è innegabile. I lettori sono spesso pigri, poco propensi all’acquisto di “una cosa che si usa una volta sola” (neanche fosse un chilo di patate) e un tantino annoiati di fronte alla solenne parola “cultura”. È un problema tutto italiano. Personalmente non mi posso lamentare, considerato che si tratta del mio esordio e che il mio romanzo è stato lanciato da Marco Monina, leggendario editore della Italic peQuod, uno dei più talentuosi talent scout letterari italiani. Niente male per un’assoluta sconosciuta come me. 
Sappiamo che hai in cantiere una nuova pubblicazione. Ti va di parlarcene?
Il mio secondo romanzo si intitola “Puoi chiamarmi Luca”. Sarà pubblicato dalla stessa Italic peQuod nel prossimo maggio, in concomitanza con il Salone Internazionale del libro di Torino. È una storia particolare e molto diversa dalla prima. Il Doric Hotel è di genere storico-sentimentale con accenni al racconto fantastico, mentre la seconda opera è un noir con spiccati aspetti del giallo di denuncia. Stavolta il protagonista è un giovane uomo, un poliziotto penitenziario disperatamente impegnato ad aiutare un detenuto ingiustamente condannato per un reato mai commesso. La vicenda si snoda tra Ancona e Loreto e nell’immaginario carcere della Spadaccia dove si svolgeranno gli episodi più importanti. L’elemento comune ai due romanzi è quello dell’amicizia insolita, tra la giovane e l’anziana nel primo, e tra il detenuto e l’assistente di polizia penitenziaria nel secondo. Aspetto ansiosa il giudizio dei miei lettori.
Un saluto ai tuoi lettori?
Ai miei lettori rivolgo sicuramente un saluto affettuosissimo. Ricevo da loro tanti messaggi di stima e di apprezzamento che mi rendono orgogliosa del lavoro fatto finora e mi incoraggiano ad andare avanti per mettermi alla prova e migliorare ancora di più.
Ricordo che il Doric Hotel è in vendita anche in ebook e che ci si può tenere aggiornati sui relativi eventi seguendo la pagina Facebook del romanzo e il sito www.luisamazzocchi.com.
Annuncio con l’occasione un evento imperdibile: il Doric Hotel tour, ovvero una passeggiata tra i luoghi del romanzo con visita finale alla sinagoga d’Ancona. In attesa del volantino, vi invito domenica 21 aprile alle ore 15 in piazza Cavour per l’inizio del tour. A presto!          
 

 
 

 
 


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